La nostra storia
Le radici del “Soccorso” corrono molto lontane e vanno a sprofondarsi nei più vetusti, caritatevoli insegnamenti che discendono dai nostri Avi, Nonni e Genitori. Sono radici che si alimentano di quella necessaria quanto dovuta riconoscenza che ognuno dispone, se vuole, di offrire alla propria Comunità. Così è, o dovrebbe essere, perché noi tutti siamo in diversi modi debitori verso il nostro prossimo. Nessuno di noi può in assoluto dire di non avere mai avuto la necessità di un aiuto. Da queste considerazioni e constatazioni discendono le motivazioni che conducono alla doverosa riconoscenza che il “Soccorso” vuole esprimere ed esprime da venti anni a questa parte.
Per la verità, il numero degli anni è più cospicuo, perché l’intenzione di realizzare in Mandello un punto di soccorso l’avevo avanzata negli anni Sessanta, quando il consolidarsi del forte incremento della motorizzazione che, nell’accumulo, passava dalle due alle quattro ruote, determinava il conseguente notevole aumento degli incidenti. La proposta avanzata in sedi associative aveva incontrato un certo interesse al quale però, con effettive giustificazioni ancorate a svariate difficoltà, subentrarono spiaciuti dinieghi.
La riproposta della fattibilità di un soccorso venne successivamente da me espressa al primo cittadino mandellese cav. Anselmo Zucchi nel giugno del 1970. Stralci della domanda e della risposta:
Giovedì, 4 giugno 1970
Egregio Signor Sindaco, … credo di entrare giustamente nel Suo spirito di dedizione se in queste Sue ultime ore d’incarico vorrà istruire o quanto meno proporre l’acquisto di un’ambulanza che, accortamente predisposta in un punto nevralgico del nostro paese, possa essere tempestivamente impiegata nel continuo ripetersi dei tragici incidenti che purtroppo funestano questa nostra troppo materialistica esistenza. Chiedendole questo favore, voglio aggiungere che mi pongo a Sua disposizione per darLe sia l’aiuto morale che quello materiale affinché la proposta venga realizzata…
Luigi Conato
24 giugno 1970
Caro Conato, … come ho già avuto modo di dirti a voce, l’idea di una autolettiga nostra a Mandello era già stata affacciata e credo giungerà a compimento.
Anselmo Zucchi
La volontà dei cittadini volle che le carte in tavola si modificassero e non se ne fece nulla. Finché il 9 maggio 1976: terremoto in Friuli! Un’Associazione Nazionale Alpini presieduta dal Dr. Franco Bertagnolli promuove quella incomparabile catena di aiuti che, in primo luogo, porterà gli alpini ad operare nelle zone terribilmente disastrate. Con immediatezza, chi scrive, accompagna il geom. Gildo Molteni, capo gruppo degli Alpini di Mandello, a Maiano del Friuli dove, qualche giorno dopo, un folto gruppo di mandellesi inizia, in diverse località, i lavori di ripristino delle case diroccate.
Le presenze dei mandellesi si susseguirono con regolarità così come si strinsero riconoscenti amicizie. Nel contesto dell’operazione regalammo una casa rifugio all’alpino disabile Tobia. Nel febbraio del ’77, Molteni viene eletto presidente della Sezione di Lecco dell’Associazione Nazionale Alpini. Il suo incarico dura solo sei mesi. Nell’agosto, il Gildo Presidente lascia Mandello per il Paradiso di Cantore.
Nel settembre, al Consiglio degli Alpini, viene riproposta l’idea di creare un “Soccorso”. Rinascono i timori di un tempo, ma non mancano gli accenni alle possibilità e con giustificate motivazioni i dinieghi già di Molteni: “Se tutto va bene te ciapet de l’asen, se le cose vanno male la colpa è degli Alpini”. Ineccepibile! Trascorre qualche mese sinché da parte di diversi consiglieri, sostenuti dai “veci” reduci dall’ultimo conflitto, giunge un ragionato benestare all’avvio dei lavori. Il capogruppo è Lorenzo Compagnoni. Il quale, a nome del gruppo, affida l’incarico a chi scrive.
A sostenere concretamente il tutto sono ovviamente, i suddetti “veci” che doverosamente ricordiamo a parte. Il resto è storia. Nessuno dei volontari è stato chiamato! Per libera scelta ci siamo posti a disposizione di coloro che necessitano di aiuto, e ciò senza fare alcuna distinzione di sorta. Siamo, vorremmo essere, all’altezza del nostro motto: “umilmente al servizio di tutti”. Quando vestiamo la divisa di volontario perdiamo la nostra identità personale, per diventare volontari e soccorrere chi ha bisogno.
Il “Soccorso” è unica entità, singola ed inscindibile. La suddivisione in squadre è dipendente dalla irrinunciabile necessità operativa settimanale e di turnazione. L’attività delle tre squadre si regge, come da sempre auspicato, sull’unanime spirito di collaborazione che ne integra le prestazioni. Non è stata cosa semplice né tanto meno breve, fare intendere dentro e fuori che il “Soccorso” era, è e dovrà restare una unica entità.
È questa l’indiscutibile prerogativa che lo vivifica e lo regge. Ancora, difficilissimo far capire che nel “Soccorso” non c’è stato, non c’è e non ci sarà il più o meno bravo, ma la primaria necessità che tutto il Corpo dei Volontari sia all’altezza delle svariate, innumerevoli, quanto immediate ed improcrastinabili, necessità di intervento.
Ci sono volute molte annate perché la formazione professionale dei volontari si affinasse. Periodicamente si tengono corsi di formazione per l’inserimento di nuove forze e corsi di aggiornamento che permettono di migliorare ed aggiornare le tecniche operative. L’indispensabile, irrinunciabile acculturamento professionale nel campo specifico della infermieristica è, presso il “Soccorso”, progredito di pari passo con l’acquisizione, altrettanto necessaria quanto basilare, di un buon convivere associativo, con il preciso sentimento che tutti siamo votati a migliorare nel più vasto, doveroso interesse delle libere scelte fatte: essere di aiuto agli altri.
Prerogativa del “Soccorso” è anche, e da sempre è stata, il non aver mai voluto far sottostare qualsiasi prestazione o intervento a obbligati rimborsi pecuniari. L’attività e lo sviluppo associativo si sono evoluti in relazione al tangibile aiuto che la cittadinanza, riconoscente, ha da sempre offerto, e ne siamo più che mai certi, continuerà ad offrire.
Infine, il “Soccorso” è una creatura da noi voluta volontariamente senza alcuna dipendenza o pressione di sorta. Nel senso più assoluto siamo assolutamente indipendenti: da chiunque! Articolo primo dello Statuto sociale: “È costituita con sede in Mandello del Lario, via degli Alpini 3, un’Associazione riconosciuta, Apolitica ed Aconfessionale.”
Essendo il “Soccorso” una nostra creatura, a questa dobbiamo riservare tutte quelle attenzioni e cure che inequivocabilmente si debbono a un proprio figlio. Le intense, proficue, venti annualità che ci hanno visto operare e per le quali abbiamo ricevuto il consenziente rispetto ed appoggio della nostra Gente, confermano che da parte di tutti noi è stata osservata la primaria intenzione statutaria: essere di aiuto agli ammalati, feriti e bisognosi, sempre e ovunque, per tutti.
Inverno, 1999-2000
Luigi Giuseppe Conato
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